Come un acquazzone

By: Siddartha ThotaCC BY 2.0

In Lombardia dallo scorso anno scolastico è stato attivato il progetto “Generazione Web“: la regione ha finanziato l’acquisto di dispositivi elettronici (leggi tablet, nella stragrande maggioranza dei casi) per gli istituti superiori e le nostre scuole sono state “invase” da dispositivi di questo tipo.

Mio figlio è stato uno degli studenti delle classi che hanno usufruito di questo acquisto. Ho seguito quindi con curiosità il modo con cui nel suo istituto è stato portato avanti il progetto

Già abbastanza “allergico” al tablet a scuola, mi sono nel tempo convinto che i nostri soldi potevano essere spesi meglio. Questa considerazione si è consolidata dopo che ho visto come viene gestito il progetto per mio figlio e dalle esperienze di altri genitori che conosco.

Queste considerazioni sono state sollevate anche da due episodi: il primo riguarda il divieto di fare fotografie con il tablet, il secondo la modalità di restituzione del device.

La possibilità di fotografare la lavagna, o un esperimento, oppure anche una pagina interessante mi sembrano un utilizzo del tablet che possa essere considerato un punto in più a scuola. Credo che un primo passo sia quello di adeguare i regolamenti scolastici che vietano le fotografie a scuola in modo da sfruttare una delle potenzialità di questi nuovi strumenti. La possibilità di fotografare a scuola è sicuramente poi un aspetto che va gestito in modo da non creare confusione o episodi spiacevoli, magari affidando solo ad alcuni il compito di documentare le attività che si svolgono in classe.

Agli alunni di questa scuola viene chiesto di restituire il tablet al termine dell’anno scolastico, resettato e riportato a valori di fabbrica. E se un ragazzo ha prodotto molto materiale come può fare? Come può portare avanti un lavoro che durante l’anno è stato realizzato con strumenti digitali? E i libri di testo? Ma allora mi chiedo come viene usato il tablet nella quotidianità scolastica.

Quello che ho visto come genitore e come insegnante è un disorientamento dei docenti che non hanno avuto gli strumenti per poter gestire questa novità.  E allora mi chiedo se non c’è qualcosa che non va. Non si poteva destinare una parte dei fondi alla formazione dei docenti? Avere i tablet in classe è veramente un’esigenza della scuola o l’ennesima trovata commerciale che va a beneficio solo di chi vende questi strumenti?

Spesso si dice che la scuola non ha soldi, che le risorse sono sempre più risicate…. Parlando di queste cose con una collega, mi suggeriva l’immagine della pioggia racchiusa nei nuvoloni neri che girano in cielo, trasportati dal vento. Se la pioggia non scende tutto rimane secco, sebbene di acqua nel cielo ce ne sia parecchia. Questi investimenti fanno venire in mente gli acquazzoni che cadono dove vogliono loro e tra di loro, improvvisi e violenti, che creano spesso danni e scivolano sulla terra assetata. Diverso invece il risultato di una pioggia leggera, continua ma costante, che penetra nel terreno e lo rende fertile e pronto ad accogliere e a nutrire i semi più diversi. Ne basterebbe molto meno ma con risultati più duraturi!

E invece vedo che i ragazzi hanno utilizzato i tablet in totale autonomia, lasciati a sè stessi e spesso quasi esclusivamente come strumenti per divertirsi.

Era proprio il caso che il gioco tecnologico glielo comprasse la scuola?

La strada da percorrere è ancora lunga, da affrontare con curiosità e voglia di trovare le strade che permettano ai docenti di utilizzare con un progetto didattico definito gli strumenti tecnologici a disposizione, magari con un occhio di riguardo a tutte le risorse libere che si trovano in rete, a partire dai programmi fino ad arrivare ai contenuti rilasciati con licenza Creative Commons.

Una sfida per la scuola di domani, da affrontare con speranza e idee chiare.

 

5 comments
  1. martina
    martina
    5 Giugno 2014 at 18:00

    Il problema grosso è che non è proprio come mettere un paio di occhiali … li infili et voillà … l’occhio mette a fuoco.
    Più che altro ci troviamo di fronte ad un telecomando che potrebbe aprire nuove porte per un modo nuovo di vivere la cultura e la sua diffusione. Un telecomando con cui può essere divertente giocare approfittando delle lucine colorate. Un telecomando con cui aprire il mondo dell’informazione da fruire in modo passivo come abbiamo fatto con la televisione e o libri di testo. Oppure un telecomando che apre le porte a strumenti per realizzare opere nuove e creative.
    Sediamoci un attimo con questo strumento in mano.
    Creiamo momenti di confronto in cui fare il punto della situazione. Investiamo in questi studi e ragionamenti in cui a fianco di professionisti ci siano, a pari merito, i docenti che di questi telecomandi devono fare strumenti educativi e didattici per permettere ai nostri ragazzi di aprire nuovi mondi.
    Ecco … lì, sotto una pioggerellina lieve ma costante potrebbero germogliare idee e nuova voglia di fare e sperimentare.
    Basta acquazzoni e grandinate localizzati… una sana pioggia rigeneratrice su una terra secca e stanca, fin troppo sfruttata.

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    • Paolo Mauri
      Paolo Mauri • Post Author •
      5 Giugno 2014 at 22:19

      L’esempio che fai del telecomando è calzante: il telecomando presuppone che l’utilizzatore sia soprattutto passivo, l’unica sua scelta è rispetto al canale che vuol vedere, non rispetto ai contenuti che può creare. Raccolgo la tua proposta di avere dei momenti di incontro per cercare di capire meglio dal punto di vista didattico le possibilità di questi strumenti e facciamo piovere in modo uniforme, piano piano.

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  2. martina
    martina
    6 Giugno 2014 at 07:01

    E poi … personalmente penso che i pc portatili siano di gran lunga didatticamente più validi per le potenzialità che offrono.
    Potenzialità dal punto di vista della versatilità e dell’adattabilità alle esigenze dei singoli studenti.
    Saranno (alcuni) poco più ingombranti e pesanti … ma con le spalle robuste che si sono fatti gli alunni fin dalla tenera età a trasportare zaini di circa 10 chili … direi che il peso non è ciò che può determinare una scelta … 🙂
    Anche un paio di chilli sembrerebbero sicuramente un miglioramento.

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  3. roberta
    roberta
    18 Giugno 2014 at 11:05

    Ciao. Sai per me neofita è molto difficile inserire le nuove tecnologie nella didattica perchè la logica lineare è sempre in agguato! Mi è stato da poco regalato un tablet e sto un po’ smanettando per capirci qualcosa…non conosco quali applicazioni potrebbero essere utilizzate…è una frontiera per me inesplorata…forse più a livello di fruizione che di produzione Dalle mie poche esperienze però, e sono d’accordo con Martina, sicuramente un PC anzi mooolti PC sono più adeguati alle esigenze anche del tipo di scuola in cui vivo (la primaria). E in merito alla preparazione di noi docenti il discorso è sempre lo stesso:non possiamo dare in mano una fuoriserie ad un neopatentato…è il caso che prima si faccia esperrienza con una utilitaria!

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    • Paolo Mauri
      Paolo Mauri • Post Author •
      18 Giugno 2014 at 11:39

      Ecco quello che mi lascia perplesso nell’uso dei tablet è proprio il loro versante di fruizione, che per la scuola laboratoriale mi sembra vada poco d’accordo. La logica non lineare ti porta poi in direzioni inaspettate. Bello!

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